La proclamazione della cucina italiana come Patrimonio Culturale Immateriale UNESCO segna un momento decisivo per l’intero settore gastronomico. Non si tratta solo della tutela di ricette e tecniche: è il riconoscimento del valore culturale, sociale e quotidiano che il cibo ha nella vita degli italiani.
Un patrimonio fatto di gesti e saperi
La cucina italiana UNESCO viene definita come un insieme di pratiche condivise: dalla scelta degli ingredienti alla convivialità, dalla stagionalità alla trasmissione dei saperi familiari. È un sistema vivo, che cambia senza perdere le sue radici.
Tra le figure che hanno contribuito a sostenere questa candidatura merita una citazione Maddalena Fossati, direttrice de La Cucina Italiana. La sua azione culturale, fatta di divulgazione e ricerca sul patrimonio gastronomico, ha avuto un ruolo nel consolidare uno sguardo più consapevole sulla cucina italiana come bene collettivo.
Il valore per la formazione gastronomica
Per realtà come Congusto Institute, questo riconoscimento apre una responsabilità nuova: insegnare non solo tecniche e ricette, ma la cultura che sta alla base della nostra cucina.
Ogni studente che entra in aula diventa parte di un processo di tutela. Impara a comprendere i territori, le tradizioni regionali, il peso delle trasformazioni contemporanee. Formare cuochi oggi significa formare custodi del patrimonio.
Una conquista che guarda al futuro
L’ingresso della cucina italiana nel patrimonio UNESCO non è un punto d’arrivo. È uno stimolo a continuare a raccontare, studiare e proteggere ciò che rende unica la nostra identità gastronomica. Un invito a mantenere alta l’attenzione sulla qualità degli ingredienti, sulle pratiche artigiane e sulla capacità di innovare senza perdere coerenza.
L’Italia ottiene un riconoscimento globale.
Ora tocca a tutti — scuole, professionisti, ristoratori, studenti — dare continuità a un’eredità che vive solo se viene tramandata.